Eco-tour ovvero viaggio-scoperta del Belize

Alcuni amici ed io avevamo in mente un eco-tour, o meglio un viaggio che potesse portarci a scoprire l’incontaminata natura di un paese, le sue bellezze paesaggistiche, la parte selvaggia di un luogo ancora non “invaso” dall’uomo. Per far questo abbiamo scelto il Belize, lo Stato centroamericano incastonato tra Messico e Guatemala ma ultima frontiera della presenza coloniale europea – prima dell’indipendenza era conosciuto infatti come Honduras Britannico.

Dal momento che la sua superficie è di poco più piccola di quella della Toscana, confidiamo nel visitare tutto il Paese nelle due settimane a disposizione per la nostra vacanza in Belize. Ed in effetti ci siamo riusciti anche se, l’incredibile bellezza del Paese ci ha contagiato e catturato così tanto da avere avuto la sensazione di volerci restare ancora per un bel po’.

Arriviamo all’aeroporto internazionale Goldson che dista circa 15 km dalla città principale, Belize City. Qui risiede la maggior parte della popolazione ma per noi costituisce solo il punto di appoggio del nostro viaggio. Qui infatti alloggiamo e ceniamo mentre la mattina presto si parte alla scoperta del Paese.

Nelle prime due giornate della vacanza siamo andati alla scoperta dei segreti di una delle più grandi popolazioni che hanno abitato questo continente prima dell’arrivo di “noi bianchi”: i Maya. Dopo poco più di un’ora di viaggio su un bus con gli ammortizzatori da rivedere siamo arrivati ai sito di Xunantunich. Più di 2 kmq in cui abbiamo ammirato edifici religiosi, piazze, strutture civili e fregi di templi: dei veri capolavori di architettura. Da qui ci siamo spostati verso altri due siti particolarmente interessanti dal punto di vista storico ed archeologico: Altun Ha e Laminai. Qui vi sono aree sacrificali e bassorilievi in ottimo stato di conservazione. I tre siti sono immersi nel verde di alberi e piante che per gli sciamani Maya avevano proprietà curative e terapeutiche.

Un giorno decidiamo di visitare l’area pianeggiante intorno a Belize City, verso l’interno del Paese. Restiamo a bocca aperta di fronte alla natura che si mostra ai nostri occhi e capiamo facilmente perché oltre un terzo del territorio del Belize sia stato dichiarato “area protetta”: campi coltivati a limoni, banane, piantagioni di caffè, spezie ed ananas si alternano in un’esplosione di colori, grandi case coloniche con allevamenti di mucche e cavalli e piccoli villaggi incantati. Immagini a cui non siamo certamente abituati.

Così come non eravamo abituati a vedere di fronte a noi il Mar dei Caraibi dalle mille sfumature. Ci siamo spinti pochi km a nord di Belize City e ci siamo trovati a due passi dal paradiso: acque dai colori intensi, blu e verde, spiagge lunghe e profonde con strisce di sabbia bianca, caratterizzano il paesaggio. Da una di queste abbiamo fatto una gita in barca nelle Isole poco lontane dalla costa, le Cayes. Al largo ci siamo tuffati nell’acqua: un sogno.

Abbiamo attraccato sull’Isola Ambergris Caye. Mentre noi restavamo ad ammollo a goderci il Mar dei Caraibi, uno dei miei amici, sub appassionato, ci ha raccontato che i fondali erano meravigliosi: ha potuto osservare la barriera corallina ed una fittissima vegetazione oltre a specie di pesci dai colori arcobaleno. Si è immerso nel Blue Hole, un reef che scende ad oltre 100 metri di profondità.

Gli ultimi giorni della nostra indimenticabile vacanza in Belize li abbiamo trascorsi nella zona meridionale del Paese. In particolare a Placencia dove siamo rimasti meravigliati di fronte alle spiagge ombreggiate da palmeti. Incantevole.

Purtroppo il nostro viaggio era agli sgoccioli. E’ stato fantastico riuscire ad ammirare così tanta diversità naturale in un Paese sostanzialmente piccolo: montagne e foreste pluviali nella zona interna, ettari di campi coltivati in pianura, mare limpido e cristallino ed Isole da sogno. Il Belize ci ha davvero rapito il cuore.

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