L’orologio che ticchetta, il timer che scorre. È un’immagine ansiogena quella scelta dal sito di approfondimento sportivo The Athletic per descrivere la situazione finanziaria dell’Inter, che tra l’altro ha appena rinnovato il contratto dell’amministratore delegato dell’area sport, Giuseppe Marotta, fino al 2027. Sul campo continua a vivere un momento di salute e va a giocarsi la testa della classifica allo Stadium contro la Juventus. Ma al di fuori del rettangolo di gioco deve fare i conti con un debito imponente e scadenze che mettono in dubbio la continuità della proprietà cinese. Cose che per l’analista italiano non sono una novità, poiché si tratta di una situazione nota da tempo così come nota è la volontà, da parte di Suning, di non mollare la società nerazzurra e di sperimentare qualsiasi soluzione per riuscire nell’intento. Ma vedere la situazione narrata con toni così clamorosi e da una testata così importante fa tutt’altro effetto. E pone una questione che non soltanto per il mondo nerazzurro, ma per tutto il calcio italiano è un vero elefante nella stanza.
Il giro d’Europa del debito: Everton, Barcellona, Lione, Hertha…
La società nerazzurra si trova in ottima compagnia. L’articolo di The Athletic è infatti la terza puntata di una serie di cinque. Le prime due sono state dedicate all’Everton, che si è appena visto penalizzare di 10 punti in classifica dalla Premier League per violazione delle regole fair play finanziario, e il Barcellona che continua a vendersi pezzi di futuro per finanziare al spesa corrente. Le prossime due puntate prenderanno invece in esame le situazioni del Lione, che dopo essere stata una grande d’Europa sta conoscendo lo sfascio sotto una nuova proprietà statunitense, e l’Hertha Berlino che è in orbita di 777 Partners (il fondo proprietario del Genoa), ma non ancora sotto il suo pieno controllo e intanto è sprofondato in B.
La Cina sembrava il nuovo colosso del calcio, ma poi è arrivato il Covid
Fra queste storie di grave sofferenza economico-finanziaria troviamo quella dell’Inter, vittima del combinato disposto generato dal riflusso cinese in materia di investimenti calcistici e dall’impatto devastante che la pandemia ha avuto sul gruppo Suning. Riguardo a entrambi gli elementi la storia è nota. L’investimento nell’Inter da parte della proprietà cinese avviene nel momento della massima ubriacatura calcistica cinese, il biennio in cui pareva che la Cina potesse essere la nuova frontiera esattamente come nell’estate 2023 è successo con l’Arabia Saudita. Ma quella fase durò lo spazio di un biennio, oltre il quale il partito-Stato ha impresso una stretta agli investimenti esteri sul calcio.
L’impero Suning ha dovuto ridimensionare i conti per la pandemia
A ciò è seguito l’effetto che il Covid-19 ha avuto sull’impero di Suning, che si basa sulla vendita di beni di largo consumo e dunque è più esposto di altri settori gli effetti della crisi. Il contraccolpo per le finanze nerazzurre è stato pesante, poiché gli investimenti impiegati dalla proprietà cinese nella prima fase erano rilevanti né si poteva prevedere una circostanza straordinaria come la pandemia. Che quando arrivò costrinse la proprietà nerazzurra e il management a ridimensionare i conti, senza che questo fosse però sufficiente ad ammortizzare le esposizioni già contratte.
Il prestito contratto col fondo Oaktree con scadenza 20 maggio 2024
Il punto centrale della questione è il prestito contratto col fondo statunitense Oaktree con scadenza 20 maggio 2024. Si tratta di 275 milioni di euro a un tasso d’interesse esorbitante: 12 per cento. Ciò che ha già prodotto effetti pesanti sui conti degli ultimi esercizi annuali: 21,1 milioni di euro nel 2021, 37,5 milioni di euro nel 2022 e quelli che andranno a maturazione da qui a maggio 2024. L’esposizione della società nerazzurra nei confronti di Oaktree è dunque salita a quasi 330 milioni di euro. Né le voci del debito si fermano qui. Va tenuto in conto anche il bond da 415 milioni di euro, con tasso del 6,75 per cento e scadenza nel 2027. C’è poi il contenzioso fra Steven Zhang, giovane presidente del club nerazzurro, e China Construction Bank (Ccba) che reclama la restituzione di un prestito da 250 milioni di dollari. Il contenzioso ha assunto un respiro internazionale, essendosi spostato fra le corti di Hong Kong e New York. Gli avvocati di Ccba stanno provando ad attaccare il patrimonio personale di Zhang e la controversia è in pieno corso.
Un destino in stile Elliott come nel caso del Milan?
L’articolo di The Athletic si pone la prospettiva già abbondantemente presa in considerazione in Italia: è in vista per l’Inter la medesima traiettoria andata a compimento nel caso del Milan? Anche allora c’era in ballo una proprietà cinese (per quanto meno trasparente rispetto a Suning) che non riuscì a ripagare il debito contratto con Elliott Management. Che così ha assunto il ruolo di proprietario del club e ha compiuto un’avveduta opera di risanamento prima di cedere. Sulle intenzioni di Oaktree verso l’Inter, nessuno per il momento è in grado di pronunciarsi. Allo stesso modo, ci sarà da vedere cosa escogiterà Suning per tenere l’asset di maggior valore del suo impero. La prospettiva di rifinanziamento del debito è quella maggiormente prospettata, ma comporterebbe ulteriore peso finanziario. Quanto all’idea di fare entrare un socio di minoranza, è già scivolata fuori scena. Non rimane che tornare alla dimensione di campo. Buon Juventus-Inter a tutti.
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