Mercoledì 22 novembre Israele e Hamas hanno concordato una pausa di quattro giorni nei combattimenti per consentire il rilascio di 50 ostaggi detenuti a Gaza, in cambio di 150 palestinesi imprigionati in Israele. Durante la tregua saranno fatti entrare anche aiuti umanitari nella Striscia. Le negoziazioni tra Tel Aviv e Hamas erano date come imminenti da alcuni giorni, e sono state mediate dagli Stati Uniti e dal Qatar, che nelle scorse settimane aveva già facilitato la liberazione dei primi ostaggi da parte di Hamas e l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia. Non è chiaro quando inizierà la tregua, il ministro degli Esteri del Qatar ha dichiarato che la data verrà annunciata entro 24 ore, e secondo i media israeliani il rilascio di ostaggi dovrebbe cominciare giovedì. Inoltre, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto sapere in un comunicato che la tregua sarà prolungata di un giorno ogni 10 ulteriori ostaggi che Hamas deciderà di liberare.
Regarding the hostage deal between Israel and Hamas, the Times reports that “Hostages likely won’t be released until Thursday at the earliest, to allow time for Israeli judges to review potential legal challenges to the prisoner release, according to Israeli officials.”
— Norman Finkelstein (@normfinkelstein) November 22, 2023
Le motivazioni dietro l’accordo
Il governo israeliano è da settimane sotto forti pressioni a livello nazionale da parte delle famiglie degli ostaggi, che lunedì 20 novembre hanno incontrato i membri del gabinetto di guerra chiedendo maggiori sforzi per il rilascio dei detenuti. Sul piano internazionale, invece, la pressione è aumentata a causa della situazione umanitaria a Gaza. I bombardamenti israeliani hanno causato una grave mancanza di cibo, acqua, carburante e medicinali, mentre 1,7 milioni di persone (su 2,3 milioni di abitanti) sono state sfollate. Il Guardian riporta che il 68 per cento degli americani ha dichiarato di sostenere un cessate il fuoco, esprimendo preoccupazione nei confronti del sostegno degli Stati Uniti a quella che ritengono una risposta militare eccessiva da parte di Tel Aviv. Infine, Hamas sta perdendo terreno sul campo di battaglia, poiché le forze israeliane sono riuscite a catturare gran parte del Nord di Gaza, inclusa Gaza City. L’esercito israeliano afferma di aver inflitto pesanti perdite a 10 dei 24 battaglioni di Hamas.
L’Associazione delle vittime del terrorismo di Almagor fa ricorso alla Corte Suprema d’Israele
Il ministero della Giustizia israeliano ha pubblicato l’elenco dei 300 prigionieri palestinesi candidati al rilascio nell’ambito dell’accordo. Lo ha riferito Haaretz. Chi lo ritiene ha 24 ore per opporsi al rilascio e fare ricorso alla Corte Suprema, che in breve tempo deve decidere se accettare o respingere la petizione. Il Times of Israel ha riportato che l’Associazione delle vittime del terrorismo di Almagor ha affermato che presenterà ricorso mercoledì a mezzogiorno (ore 11 italiane) contro l’accordo sugli ostaggi e il cessate il fuoco. L’associazione ha chiesto «di vedere l’elenco dei prigionieri che Israele sta valutando di rilasciare e chiede inoltre di conoscere tutti i dettagli degli impegni che sta assumendo nei confronti di Hamas riguardo alle restrizioni al combattimento durante il periodo di cessate il fuoco, inclusa la cessazione della raccolta di informazioni di intelligence, così come la consegna di carburante e altri rifornimenti che potrebbero aiutare Hamas a condurre operazioni terroristiche contro residenti in Israele».
Israele continua i raid aerei in attesa della tregua
Nell’attesa che venga l’inizio della tregua, l’esercito israeliano ha annunciato che proseguirà l’azione militare all’interno di Gaza. In una dichiarazione pubblicata su Telegram, l’Idf ha scritto che «continua a operare nella Striscia, colpendo infrastrutture terroristiche, uccidendo terroristi e localizzando armi». Tareq Abu Azzoum, giornalista di Al Jazeera dalla città di Khan Younis, nel Sud di Gaza, ha detto all’agenzia di stampa che «i raid aerei israeliani si sono intensificati nelle ultime ore sulla Striscia di Gaza» e che c’erano già «timori che i raid si sarebbero intensificati prima che la tregua entri in vigore».
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